Claudio Elli

Hanno scritto

Sappiamo che la lenta decadenza della figuratività verso l’informale comporta un’operazione mentale, da parte dell’artista, che, per passaggi successivi, giunge a smantellare gli elementi oggettuali del dipinto per ricostruire una realtà”diversa”, nuova, in cui “ altri” sono i parametri presi in considerazione. E’ quello che è successo a Claudio Elli, un artista serio, motivato, che accanto all’ aspetto ludico dell’operazione estetica unisce uno spirito scientifico di ricerca che lo conduce spesso su un terreno accidentato, quasi una terra di nessuno della creatività. In questo ambito si articola la sua ricerca che essenzialmente consiste nello smontaggio mentale di figure oggettive per ricostruirle attraverso figurazioni geometriche che finiscono con il contaminarsi, fino al dissolvimento, in un mondo materico fatto di elementi in disfacimento.
L’apposizione, all’interno dell’opera, di giornali imbrattati di colore ha un corrispettivo nelle numerose scritte ottenute sia gestualmente che per graffiatura dell’impianto cromatico. La de contestualizzazione di dette scritture fa sì che esse abbiano perso il loro valore semantico per acquisirne uno segnico ed estetico, al di là del messaggio che esse potevano contenere. Ciò significa che le parole hanno perso il loro significato, la loro forza espressiva e semantica, sono divenute in qualche misura pattumiera, oggetti di rifiuto che ingombrano un muro senza essere più significanti?
La comunicazione deve avvenire tramite altri parametri e gli elementi di comunicazione sociale devono essere rinnovati e reinventati. In effetti l’opera di Claudio Elli si estrinseca attraverso un’attenta operazione di “recupero”, ecologica quindi. Egli ci dice che il valore semantico delle scritte è perso e non resta che conservare la scrittura come un elemento arcaico di comunicazione. Proprio per questo essa merita di finire su un dipinto, come un elemento estetico importante che va sempre più comunicando con altri elementi segnici e cromatici, nonché formali.
La sovrapposizione di sfumature, cancellazioni, diluizioni cromatiche, funge da ammortizzatore in un microcosmo in cui la risultante di tutte queste operazioni è una continua ricerca di finezze cromatiche, fino ad ottenere sottili accostamenti di grigi, bianchi e neri da cui emerge una sottile atmosfera debolmente colorata. A volte una breve sequenza ritmica di piccoli rettangoli o quadrati, intensamente colorati, conferisce al dipinto un’accensione improvvisa, quasi una pulsazione vitale, attualizzata, recente, su un fondo ormai storico, arcaico, sbiadito dall’ineffabile azione distruttiva del tempo. Allora, ecco emergere da una nebbia sottile, che ha offuscato gli strati più profondi, qualche guizzo improvviso, quasi un cambiamento di rotta che ci riporta per un attimo al presente. Ecco quindi una macchia rossa, uno strato giallo, una successione improvvisa di elementi segnici che, come pulsazione ripetuta, creano una sequenza ritmica che tutto rivitalizza.
A volte da questi muri, il cui ritmo è creato dal non-ritmo, vediamo emergere scritte evidenti, al contrario o capovolte, un ultimo messaggio che le parole possono ancora darci, un filo di speranza nel futuro che Claudio Elli ci vuole trasmettere.
Silvano Battistotti
Il suo dipingere polimaterico si presenta inequivocabilmente come eredità, di gusto e sensibilità, delle ricerche dei grandi maestri dell’Informale: Elli lavora e insiste sulla componente diversificata della materia che si elabora e contamina gli oggetti ready-made, colori, scritture e segni pre-esistenti e altri impressi dell’artista in un tempo stabilito. Le sue opere con abilità fondono l’insegnamento della corrente storica con l’elaborazione personale e attuale da lui perseguita. Il suo racconto diventa un istante della reminiscenza, della parola scritta che stinge il suo senso e smarrisce il suo racconto coniugandosi a una stesura che, sviluppa con una calligrafia autonoma e individuale, indecifrabilmente narra altre storie. Nei dipinti Elli trova forza per riunire in un collage, colmo di emozioni e sentimenti, accadimenti del passato, del presente e attimi già trascorsi del futuro. Segni grafici, tracce, colori e forme sono gli indici di una memoria che pratica con l’emotività di un linguaggio tipico della nostra modernità.
Matteo Galbiati
Claudio Elli si è buttato nell’esperienza del colore, il rosso della poesia lorchiana, che rafforza il suo senso di appartenenza ad un’arte moderna che lo accoglie definitivamente. Non più divisione di piani o di linee, ma un insieme di piani sapientemente disposti con il riciclo dei materiali sui quali il rosso trova abituale collocazione, una volta come linea, una volta come inserto, più spesso come sfondo che dà vigore all’intero quadro… Una felicità che gli deriva dall’aver saputo andare oltre, in un percorso che giunge a un oggi vitale e prorompente, che gli arreca nuova forza e nuovo ardore. Ne scaturisce un lirismo geometrico, evolutivo rispetto alla pittura precedente, costituito com’è da un’armonia di rapporti tra piani e macchie di colore.
Franco Rizzi, 2005
Davvero interessante e personale la ricerca di Claudio Elli che si pone all’incrocio di una pluralità di strade. Un tendenziale monocromatismo da cui emergono a volte richiami di figure, altre volte strappi e cuciture e altre ancora volumi indistinti. Un astratto che ha richiami geometrici mai risolti in figure euclidee ma semmai in figure dell’anima. Ma è spesso prorompente il movimento interno delle opere con un accavallarsi di tonalità in un gioco di contrasti emozionali.
Felice Bonalumi, 2004
Davanti a una tela di Claudio Elli si ha la consapevolezza di compiere solo ed esclusivamente un viaggio nel piacere estetico, fatto di emozioni e rimandi al dato concreto della vita (che sono diversi per ciascuno di noi), fatto di impulsi passionali che vivificano e al contempo traggono energia dalla materia dei pezzi, lavorata, manipolata, riordinata, tolta e rimessa sul supporto, fissata faticosamente perché odia essere imprigionata nelle due dimensioni e quindi cerca sempre di sfuggire verso il piano dell’osservatore. Ecco cosa viene dal silenzio: una storia di equilibri che si rompono e si creano in costante crescendo. A seconda di come noi ci predisponiamo alla relazione interiore. “Davanti al vuoto di una bella frase”: quante volte l’artista ripete questa espressione, ma mantenendo sempre la stessa tensione suggestiva ed emotiva che si era generata in lui nel momento creativo. E che si continua a generare nell’osservatore quando, nell’istante di massima fruibilità dell’insieme, costui raggiunge il più alto livello di empatia con l’opera. Come essere davanti a uno specchio: non si possono ricercare forme diverse da quelle che vi sono riflesse. E allora, di fronte a una tela di Elli perché ricercare figure strane quando esse semplicemente ricompongono le emozioni e le sensazioni di chi le interfaccia?
Sabrina Arosio, 2001
Nell’album personale che ogni artista conserva, ho trovato un ritaglio di critica in cui, riportando un passo famoso, si afferma che “forse l’arte è una grande consolatrice che rappresenta la compensazione più preziosa delle insufficienze dell’esistenza”… L’artista spiega che “a volte si cercano assurdi perché, azzardate figure, forme, strani discorsi”... I suoi quadri rappresentano semplicemente la libertà emotiva di un esclusivo viaggio dove pochi possono godere. Un viaggio in cui Elli si esprime con tecniche miste, celando i sentimenti dell’animo e costringendo chi osserva ad andare a ricercare impossibili soluzioni nella profondità di contenuti pittorici di chiara origine materica.. E forse proprio in questa abilità di provocare domande e nel non voler dare risposte agli “strani perché”, sta il segreto dell’artista.
Franco Rizzi, 2001
L’incontro delle forme, sempre ridotte all’essenziale, con le materie più disparate per dare volume alle superfici e con il colore a rendere viva la composizione, sono gli elementi che rendono personale il suo modo d’esprimersi. C’è poesia in ogni gioco dei colori, nell’intenso vibrare delle superfici, dove le sfumature si intrecciano con le diverse tonalità, dove sono i contrasti a suggerire, in quel lasciare intravedere e nascondere, in quel porgere all’occhio e alla percezione, senza mai dire in modo definitivo, perché è l’emozione a guidare.
Giulio Dotto, 1996